Il dott. Tommaso Camerota si occupa di salute urologica
a ogni età, con approcci di prevenzione, diagnosi,
trattamento e follow-up delle principali patologie
La prostata è una ghiandola dell'apparato riproduttivo maschile che con il passare degli anni può essere interessata da patologie benigne e maligne. Il tumore della prostata può presentarsi in due forme: aggressivo in età più giovanile (50-60 anni) oppure a lenta crescita (molto frequente intorno agli 80 anni di età). La diagnosi viene sospettata mediante visita clinica, dosaggio ematico di PSA totale e RM multiparametrica, viene effettuata con una biopsia prostatica e completata con accertamenti di stadiazione (TC, RM, PET). A seconda dell’aggressività e dell’estensione della neoplasia, in base anche alle caratteristiche cliniche generali del Paziente, si identifica la forma di trattamento più indicata per il singolo caso (sorveglianza attiva, intervento chirurgico, radioterapia, terapia medica, approccio combinato). La prognosi del tumore alla prostata è generalmente buona, soprattutto se diagnosticato e trattato in fase precoce. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in media del 92%, rendendo questa neoplasia uno dei tumori con la percentuale di sopravvivenza più alta.
È una condizione maschile estremamente frequente, con un’incidenza stimata di 1 uomo ogni 3 dopo i 50 anni di età; condiziona disturbi nell’urinare e un importante peggioramento della qualità di vita. Se inquadrata correttamente, nella maggior parte dei casi può essere risolta o migliorata in maniera significativa.
Con il passare degli anni può essere interessata da patologie maligne e benigne. L’iperplasia prostatica è la crescita della porzione più interna della ghiandola – quella che circonda il canale urinario – e di conseguenza può portare ad una difficoltà nell’urinare, ad un incremento della frequenza (diurna e/o notturna), ad una sensazione di incompleto svuotamento, ad un flusso debole. La diagnosi viene effettuata mediante visita clinica ed accertamenti strumentali (uroflussometria, ecografia, ecc.). A seconda della storia clinica, della presenza di eventuali complicanze di malattia e delle condizioni cliniche generali del Paziente, si identifica la forma di trattamento più indicata per il singolo caso (fitoterapia, terapia farmacologica, intervento chirurgico con laser, trattamenti ultramini-invasivi, ecc.). Per preservare la corretta funzionalità della vescica e per ridurre l’impatto negativo sulla propria qualità di vita è importante effettuare una valutazione urologica già nelle fasi iniziali di malattia, in modo da impostare accorgimenti che consentano di ritardare il più possibile la sua evoluzione.
È un tumore maligno relativamente frequente che interessa soggetti di entrambi i sessi e la cui incidenza incrementa con l’avanzare dell’età. Negli stadi iniziali di malattia è asintomatico e viene generalmente identificato casualmente in corso di esami radiologici effettuati per altri motivi.
I principali fattori di rischio per il suo sviluppo sono il fumo di sigaretta, l’obesità e l’ipertensione arteriosa. Nei casi di malattia avanzata possono associarsi segni e sintomi quali il sanguinamento urinario, il dolore al fianco o la sensazione di massa addominale palpabile. La diagnosi viene effettuata mediante accertamenti radiologici (ecografia, TC, RM, ecc.), mentre la tipologia di malattia (istotipo) viene definita istologicamente. A seconda delle caratteristiche di malattia (singola o multipla; dimensione; posizione; localizzata o metastatica) si identifica la modalità di trattamento più idoneo (enucleazione, crioterapia, terapia farmacologica, approccio combinato). Quando tecnicamente possibile, è sempre importante adottare un approccio di trattamento che consenta la preservazione della funzionalità renale al fine di garantire la migliore qualità di vita futura per il Paziente. La prognosi del tumore del rene dipende dallo stadio di malattia al momento della prima presentazione, e dalla risposta al trattamento. Oggigiorno la diagnosi di malattia avviene in fase iniziale, consentendo tassi di sopravvivenza sempre migliori.
È un tumore che origina dalla superficie di rivestimento interna della vescica, interessa soggetti di entrambi i sessi e può avere caratteristiche di aggressività biologica variabili. Nelle fasi iniziali la malattia ha un comportamento subdolo, con segni e sintomi sfumati e poco suggestivi.
I principali fattori di rischio per il suo sviluppo sono il fumo di sigaretta, l’esposizione professionale ad alcune sostanze (amine aromatiche) e la predisposizione genetica. I sintomi più frequenti sono il sangue nelle urine, un incremento della frequenza o l’urgenza nell’urinare. La diagnosi avviene mediante esami di laboratorio (esame urine, citologia urinaria), accertamenti urologici (ecografia, cistoscopia) e radiologici (TC, RM, ecc.). La sua asportazione per via endoscopica (TURV) consente di definire l’eventuale interessamento degli strati più profondi della vescica. In caso di malattia superficiale, vengono eseguiti trattamenti ambulatoriali (instillazione endovescicale di farmaci: Epirubicina o BCG). In caso di interessamento del muscolo detrusore della vescica, è previsto un intervento chirurgico maggiore (cistectomia) eventualmente preceduto da una chemioterapia. In caso di malattia metastatica alla prima osservazione verrà valutato un approccio multimodale (chemioterapia, radioterapia, eventuale chirurgia). Il tumore della vescica ha un elevato rischio di recidiva, anche a distanza di anni. La prognosi dipende dallo stadio di malattia e dalla risposta al trattamento. La maggior parte dei casi è di tipo superficiale e ha una prognosi favorevole (sopravvivenza a 5 anni >80%).
La perdita involontaria di urina è un problema frequente che interessa soggetti di entrambi i sessi e può causare disagio o un significativo impatto negativo sulla propria qualità di vita. Se inquadrata correttamente, nella maggior parte dei casi può essere risolta o migliorata in maniera significativa.
La perdita di urina può presentarsi con differenti modalità: in corso di esercizio fisico o colpo di tosse (incontinenza da sforzo), correlata ad una necessità impellente di dover urinare (incontinenza da urgenza) oppure con modalità combinata (incontinenza mista). In alcuni casi può essere causata dalla perdita del fisiologico coordinamento della funzione minzionale (disturbo di svuotamento vescicale su base funzionale). Nelle donne a volte può associarsi anche ad un grado variabile di incontinenza fecale. La diagnosi avviene mediante valutazioni cliniche (visita urologica, compilazione di diari, pad test), esami di laboratorio (esami ematici, esame urine, citologia urinaria), accertamenti urologici (ecografia, cistoscopia, esame urodinamico, ecc.) e radiologici (TC, RM, ecc.). A seconda della causa, della storia clinica e delle condizioni cliniche generali della/del Paziente si identifica il trattamento più indicato per il singolo caso (comportamentale, riabilitativo, farmacologico, chirurgico, trattamento combinato); può essere richiesta una gestione multidisciplinare (urologo, ginecologo, diabetologo, infettivologo, gastroenterologo, ecc.). È sempre importante impostare un percorso terapeutico che consenta di ripristinare la miglior qualità di vita possibile, in ogni fascia di età.
I calcoli urinari sono un problema relativamente frequente in soggetti di entrambi i sessi e di qualsiasi età, e possono determinare segni e sintomi clinicamente rilevanti (colica renale, sangue nelle urine, febbre elevata, brividi, nausea/vomito, ecc.). Se non viene trattata correttamente può portare a complicanze serie (dilatazione renale, insufficienza renale, ecc.).
I calcoli della via urinaria possono essere molto differenti tra loro a seconda della composizione chimica (ossalato di calcio, acido urico, ecc.), della dimensione, della posizione (rene, uretere, vescica), della lateralità (monolaterale o bilaterale) e della numerosità. La diagnosi viene effettuata mediante visita urologica, esami di laboratorio (esami ematici, esame urine, urinocoltura), accertamenti urologici (ecografia, cistoscopia, ecc.) e radiologici (TC, scintigrafia renale, ecc.). In base alle caratteristiche di ciascun singolo caso e della eventuale presenza di complicanze di malattia (dilatazione renale, febbre elevata, pus nelle urine, ecc.) viene identificata la terapia più indicata (conservativa/espulsiva, farmacologica, litotrissia con onde d’urto esterne, chirurgica). Dopo aver gestito l’episodio acuto può essere utile completare la valutazione effettuando un inquadramento metabolico della/del Paziente, anche mediante approccio multidisciplinare (urologo, nefrologo, diabetologo, infettivologo, gastroenterologo, nutrizionista, ecc.).
È un tumore che origina dai testicoli, le ghiandole maschili responsabili della produzione di ormoni e spermatozoi. Interessa più frequentemente i giovani uomini tra i 15 e i 40 anni di età ed è spesso asintomatico. È fondamentale che tutti sappiano effettuare correttamente l’autopalpazione testicolare.
Il Paziente si accorge della sua presenza per la comparsa di un nodulo o di un incremento della consistenza a carico di uno dei due testicoli; raramente si associa a dolore. È pertanto fondamentale che il giovane uomo – che oggigiorno non viene più sottoposto alla visita di leva militare – impari ad effettuare correttamente l’autopalpazione testicolare. I principali fattori di rischio per il suo sviluppo sono il fumo di sigaretta, la famigliarità o la presenza di anomalie testicolari congenite. La diagnosi si basa sulla visita urologica, sulla esecuzione di esami di laboratorio (marcatori tumorali) ed accertamenti radiologici (ecografia, TC, RM, PET). Il trattamento consiste principalmente nella asportazione chirurgica del tumore (enucleazione del nodulo oppure asportazione dell’intero testicolo, a seconda delle dimensioni e della localizzazione del tumore), eventualmente seguita da chemioterapia o radioterapia. Quando tecnicamente possibile, è importante adottare un trattamento che consenta la preservazione della funzionalità testicolare (anche mediante crioconservazione del liquido seminale), al fine di garantire la migliore qualità di vita futura per il Paziente. La prognosi del tumore del testicolo è generalmente buona, soprattutto se diagnosticato e trattato in fase precoce. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è superiore al 95%.
Le infezioni delle vie urinarie possono essere causate da batteri, virus o funghi. Segni e sintomi sono molto variabili (bruciore urinario, incremento della frequenza minzionale, presenza di sangue nelle urine, dolore pelvico o perineale, febbre, brivido, dolore al fianco, ecc.) e spesso sono aspecifici. La diagnosi viene effettuata mediante visita urologica, esami di laboratorio (esami ematici, esame urine, urinocoltura), accertamenti radiologici (ecografia, TC, scintigrafia renale, ecc.). La corretta identificazione della causa sottostante l’infezione consente di impostare un trattamento efficace. L’impostazione di una terapia antibiotica non è sempre necessaria; gestire correttamente alcune condizioni favorenti la contaminazione batterica delle urine (per esempio la diverticolosi intestinale, o la stipsi) consente di ottenere buoni risultati. In alcuni casi può essere utile un approccio multidisciplinare (urologo, ginecologo, gastroenterologo, infettivologo, nefrologo, diabetologo, nutrizionista, ecc.), che viene valutato in relazione alle caratteristiche del caso e alla eventuale presenza di frequenti episodi di recidiva clinica.
Fimosi, idrocele, varicocele, ernia inguinale e testicolo mobile rappresentano le più frequenti patologie benigne dei genitali esterni maschili. Identificarle precocemente consente di trattarle in maniera mini-invasiva, riducendo il rischio di evoluzione o complicanze.
Le patologie dei genitali esterni maschili comprendono una vasta gamma di condizioni che, se non trattate adeguatamente, possono influire sulla qualità della vita, sessuale e riproduttiva del Paziente. Nella maggior parte dei casi, un Paziente adeguatamente istruito è in grado di fare diagnosi in autonomia. Per questo è estremamente importante che ciascun uomo conosca il proprio corpo, e sappia effettuare l’autopalpazione del testicolo. In occasione di una visita con il dott. Camerota ciascun Paziente potrà approfondire gli strumenti a sua disposizione per migliorare il proprio stato di salute, comprendere se la condizione identificata richieda o meno un trattamento (molte volte si tratta di problematiche di modesta entità, che possono essere monitorate nel tempo) anche in relazione alla età, alle limitazioni condizionate e alle eventuali comorbidità presenti.
La prevenzione urologica consente di ridurre l’incidenza di malattie anche serie in soggetti di entrambi i sessi e di qualsiasi fascia di età. Effettuare una prima visita urologica, anche in assenza di sintomi, spesso consente di intervenire precocemente e di prendersi cura in modo più efficace della propria salute.
La prevenzione è un gesto di salute e di consapevolezza. In ambito urologico fare prevenzione è fondamentale per mantenere il benessere dell’apparato urinario e genitale, sia maschile che femminile. Controlli regolari permettono di individuare precocemente patologie come infezioni urinarie, calcoli renali, ipertrofia prostatica e tumori dell’apparato urogenitale, spesso silenziosi nelle fasi iniziali. A partire dai 40-50 anni di età, è consigliabile sottoporsi a visite periodiche, soprattutto per monitorare la salute della prostata negli uomini. Accanto a questi approcci di prevenzione secondaria (diagnosi precoce), è possibile praticare comportamenti di prevenzione primaria: uno stile di vita sano, una corretta idratazione e l’ascolto del proprio corpo sono alleati preziosi. Investire nella prevenzione urologica significa prendersi cura del proprio futuro e di chi ci sta accanto. In occasione di una visita con il dott. Camerota ciascun Paziente potrà approfondire gli strumenti a sua disposizione per migliorare il proprio stato di salute, anche in relazione alla età e al sesso.
La corretta gestione e il trattamento di queste problematiche rappresentano una sfida per la medicina moderna, sempre più concentrata sulla diagnosi precoce e sempre meno avvezza a gestire i casi clinici più complessi. Un approccio multidisciplinare rappresenta la chiave del buon esito clinico.
Le patologie urologiche complesse e le neoplasie localmente avanzate rappresentano una sfida clinica che richiede competenze multidisciplinari, tecnologie avanzate e percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati. Tumori della prostata, della vescica e del rene in stadio avanzato o con coinvolgimento di strutture adiacenti necessitano di un’attenta pianificazione terapeutica che può includere chirurgia ad alta complessità, trattamenti sistemici e radioterapia.
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Dott. Tommaso Ciro Camerota
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